L'insostenibile determinazione delle cose
in|de|ter|mi|na|zió|ne
s.f.1 BU indeterminatezza | mancanza di determinazione, irresolutezza
2 TS mat., con riferimento a una funzione o a un ente dipendente da determinati parametri, impossibilità di far corrispondere a certi valori delle variabili o dei parametri un determinato valore della funzione o un determinato ente | fisica quantistica, principio di indeterminazione di Heisenberg
3 TS embriol. ⇒plasticità
le origini
Tutto ebbe inizio in un caldo pomeriggio dell'
Estate del '69.
Da pochi giorni l’Uomo era sbarcato sulla
Luna, i
Beatles avevano suonato il loro ultimo concerto sopra ad un tetto e, giusto un mese o poco più da lì a venire, il
Festival di Woodstock avrebbe regalato al mondo intero un sogno fatto di fiori e di pace.
Ritornando dalla spiaggia, mia madre mi acquistò un gelato enorme, uno di quelli da cinquanta lire.
Per me era un evento: non è che tutti i giorni piovesse giù dal cielo una simile fortuna ad un bambino di sette anni e un po’.
Come ogni piccolo della mia età, amavo il calcio ed i cartoni animati. Ultimamente però, cresceva il desiderio di nuovi spazi e nuove fantasie: no, non avrei fatto il calciatore da grande! Ma l’astronauta.
Tutte le sere alzavo gli occhi al cielo e sognavo di volare, di attraversare l’universo con la mia astronave in compagnia del mio gatto nero con il piedino bianco.
Paco, il gatto, sarebbe anche venuto. Ma io, non partii mai.
Mi feci regalare da zie, zii, nonni e parenti tutti, testi di astronomia e modellini di
Apollo 11 ed
Enterprise. Giocavo e guardavo il cielo. Sognavo, e sognavo il cielo.
Il gelato alla crema e cioccolato con sopra una montagna di panna era stretto tra le dita della mia manina, il mio palato bambino troppo piccolo: una sfida.
“Sono un astronauta” dissi tra me e me mentre montava l’autostima: ero certo che comunque avrei portato a termine la missione!
Ma in quel giorno di fine Luglio 1969, proprio in quel giorno, non guardai il cielo.
Con il mio gelato in mano, acquistato dalla mia mammina nel bar Colombo sito in piazza Colombo, non ebbi neppure il tempo di ringraziare.
Il mondo è di tutti, lo so. Anzi l’ho imparato con gli anni.
Ci sono altre persone, altre case, altre cose: animate e non. Queste cose, sono in terra e nel mare. Mammiferi, invertebrati, piante e pesci. Queste cose, sono anche in cielo e si chiamano volatili, uccelli. Piccioni anche.
Il pennuto che neppure conoscevo, dall’alto della sua posizione, ebbe la infausta idea e l’impeccabile mira di liberarsi del suo lauto pasto digerito. E fu un attimo.
Il mio gelato, la mia buonissima panna, e la mia mamma che rideva.
Oggi mangio ancora i gelati, non sono un astronauta, ma guardo spesso il cielo. Non si sa mai!
Continua…
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quigrazie Luci per l'ispirazione.
gidibao
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