dr. Jekyll & Mr Hide
Domenica mattina mi sveglio fiducioso, sereno quasi: sto per andare a votare.
Al seggio, vedo gente rilassata. Il presidente degli scrutatori mi accoglie con un sorriso.
Replico alla sua espressione pacifica con la gioia di chi sta per contribuire ad una svolta politica epocale: "
io c'ero!" dico tra me e me con un sottile ghigno sardonico.
Mia moglie ed io acquistiamo alcuni quotidiani e facciamo quattro passi lungo il mare prima di ritornare casa: ah, l'amour!
Mi addormento beato.
Lunedì, guardo l'ora come se stessi aspettando un vecchio amico che da anni non vedo. La Stazione della mia pazienza è affollata da mille pensieri frenetici e curiosi.
Finalmente ci siamo: sono quasi le ore quindici.
Neanche ci fosse l'Inter nella finale della Champion's League, mi precipito a casa.
Accendo il pc, Skytg24 e RadioCapital: sono felice.
I primi exit poll alimentano il mio senso di gratitudine verso la sorte, questa volta bonaria e non cieca.
Con il passare delle ore, navigo a vista in un mare di emozioni altalenanti, salgo su
su su.
Cado
giù giù giù.
Dalla padella alla pietanza, passando per la brace dei dati a 56k del Viminale.
Stati d'animo che vanno
a braccetto come da
Manuale dei Disordini ossessivo compulsivi con psicopatologie varie della vita (politica) quotidiana.
Mi imbufalisco, sorrido, freno la gioia.
Scrivo.
Martedì, oggi.
Scrivo, leggo, scrivo. Penso...
e dico fra me e me, con un trisma da furbetto disegnato sulle labbra: "Meno male che sono il
solo a sentirmi così... meglio non dirlo a nessuno! Abbiamo vinto le elezioni."
O forse no. Sì?...
gidibao
foto: Bishop Museum image of Robert Louis Stevenson in 1879-Wikimedia Commons